Dal concepimento alla nascita

21 Febbraio, 2022

Ci sono cose che dovremmo sapere tutti, questioni che ci riguardano molto da vicino perchè trattano l’origine delle cose e da un’origine tutti deriviamo.

Dovremmo ricordarcene più spesso, perchè sono molteplici e numerose le situazioni che affrontiamo che hanno radici antiche e allora dovremmo tornare lì, per comprenderle e affrontarle.

Ai bambini io devo molto, e tra le tante cose che mi hanno fatto capire negli anni, prima tra tutte direi la connessione tra il nostro essere e il come siamo venuti al mondo, come siamo stati accompagnati nella preparazione alla vita e come siamo stati accolti in quello che è forse il viaggio più strabiliante del nostro esserci, il parto.

Il concepimento parla del ruolo che i nostri genitori ci danno, per loro e di conseguenza, se non rielaborato, finisce di esserlo anche per noi.
La gravidanza ci parla della presenza che abbiamo percepito, della vicinanza, dell’ascolto, del tempo dedicato e dello spazio che ci è stato fatto.
Il parto ci parla della protezione, dell’accoglienza, della vicinanza nel dolore, del coraggio nell’affrontare le difficoltà, del lasciarsi vivere dalla vita, con fiducia e speranza.

Capite bene che a seconda delle storie, i nostri bambini, e noi quando siamo stati piccoli, incorporiamo sensazioni ed impressioni, credenze radicate profondamente e necessità di narrazioni da far emergere.

Non c’è nulla nei comportamenti dei bambini e nelle loro manifestazioni che non sia perfettamente spiegabile alla luce della propria storia.

La vita agisce per la vita e ci sono cose che dovremmo sapere per accoglierla e assecondarne il suo movimento perfetto e sensato.

Cose come che il pianto andrebbe ascoltato, che non esiste storia bella o brutta del proprio esserci ma una storia meravigliosa, la propria.
Cose come che un bambino appena nato ha profondo bisogno di riconoscersi con i suoi genitori, in quell’incredibile danza della vita e degli ormoni che entrano in campo per accogliere, abbracciare e accudire, e che nessuno dovrebbe intromettersi o invadere, o dire senza che ve ne sia stata una richiesta.
Cose come che sin dalla gravidanza il bambino è con noi e che bisognerebbe già fargli spazio, dargli tempo dedicato, parlarci, fargli sentire il nostro esserci.
Che una mamma non è un’eroina se lavora fino a 3 ore prima di partorire, ma lo è forse di più se riesce a riconoscere che è in atto una nuova era, che è iniziata una nuova stagione.
Cose come che la vita non può essere giudicata, che 3 mesi di vita o 80 anni pesano entrambi una vita e che un bambino non nato, non è un bambino che non c’è stato.

Dovremo iniziarle a dire, una per volta ma alla fine tutte, e le dovremmo appendere nelle case e nelle piazze, nelle scuole e negli ospedali e scrivere dentro i giornali.

Intanto iniziamo col dirle e allora da qui partiremo per il primo capitolo di questo nuovo viaggio.

Le dirette sono gratuite e per partecipare vi basterà iscrivervi alla newsletter.

Iscriviti alla nostra newsletter

Restiamo in contatto?
Mi chiamo
Sono un
e vorrei restare aggiornato sul mondo di Pedagogia Dinamica.
Ecco il mio indirizzo e-mail:

Questi sono i modi in cui desidero essere contattato:

Potrai rimuovere la tua iscrizione in ogni momento cliccando nel link al fondo delle newsletter che riceverai. Per informazioni sui trattamenti della privacy, consulta il nostro sito web.

Utilizziamo Mailchimp come piattaforma di marketing. Cliccando qui sotto per iscriverti, accetti che le tue informazioni vengano trasferite a Mailchimp per l'elaborazione. Scopri di più riguardo le pratiche sulla privacy di Mailchimp.