Dimmi come sei nato

23 Ottobre, 2023

Se il buongiorno si vede dal mattino, 
da come nasce muta il bambino.
Se un seme contiene la pianta,
un parto contiene un destino.

Se può sembrar un gioco di parole è tutto vero, più vero del fuoco che scotta.
Credo profondamente, non per convinzione teorica, ma per innumerevoli storie raccolte e bambini osservati, che il parto sia pilotato dall’inconscio della madre e che che poi ne rimanga traccia indelebile in quello del figlio.
Una danza a due, ma chi porta è la madre con la sua storia.
Per carità che nessuno cada in tentazione di cadere nella colpa.
Non c’è colpa nè giudizio nell’avere una storia familiare, una memoria generazionale, un sistema interiore tutto da scoprire, ogni giorno un po’.
Mentre ci capiamo succedono cose.
Come trattenere un bambino perchè dentro è il luogo più sicuro che c’è, e allora il parto diventa lungo, lento, complesso.
Non era il bambino a non voler nascere, era allineato con la sensazione materna del “stiamo ancora un po’ insieme, io e te qui dentro, stretti in un abbraccio senza mani e senza braccia”.
O forse era perchè la mamma non si sentiva pronta, e come non capirla. Chi si sente pronta ad avere la responsabilità totale di un’altra creatura? Chi può mai dire di esser pronto per sacrificare il proprio tempo, spazio, pensieri, a farsi un po’ più in là?

Come lanciarlo fuori alla velocità della luce, perchè a casa ce n’è un altro di figlio ad aspettarci.
Più veloce della luce piccolo bello, che a casa da tuo fratello torniamo.

Oppure chi è nato con cesareo e ripete lo stesso parto della mamma, perchè i passaggi dal dentro al fuori nessuno gli ha mai insegnato a farli e al terrore il corpo risponde con la dipendenza, fatelo voi per me.

Siamo memorie che camminano, siamo individui alla ricerca di chiavi per aprire i nostri scrigni. I figli per questo son chiavi perfette, aprono anche le serrature più arrugginite.Le tracce di una nascita permangono impresse dentro il bambino, nella sua memoria, nel suo corpo, nelle sue emozioni  e se non affrontate nel suo destino.
Un bambino nato con cesareo chiede una mano quando deve passare da uno stadio ad un altro.
Un bambino nato con forcipe e strappato dalla madre, ha sperimentato la paura della morte.
Un bambino nato con epidurale ha perso il contatto con la madre, con il suo corpo e si chiede se alla prossima necessità al razzo di segnalazione lei risponderà.
Un bambino trattenuto dal cordone avrà paura a lasciare la madre, un passo in più e lui o entrambi morirebbero.
Ognuno ha la sua storia e questa, prima di qualsiasi lupo o principessa, dovrebbe esser narrata.
Perchè non c’è cura più grande delle parole che spiegano

E allora dimmelo come sono nato mamma.
Ti ascolterò e mi capirò.
Mi capirò e ti amerò.
Ti amerò e potrò esser sempre più me.
Me nella mia vita.
Aggrappato al mio cordone che ora lega me a me medesimo.

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