
Il diritto del bambino all’immaturità
09 Giugno, 2025
Illustrazione: Jane Massey
Il diritto all’immaturità è il diritto del bambino ad esser quel che è, un bambino appunto.
E un bambino è un essere umano in evoluzione, una creatura che si sta preparando.
Un’opera sulla quale l’artista sta ancora lavorando e non bisogna aver fretta.
Il bambino ha diritto all’immaturità emotiva, motoria, cognitiva, fisica, sociale, immaginifica, etica.
Il diritto a non essere una mela ancora pronta, ad essere una ciliegia ancora aspra, una carota ancora troppo corta.
Diritto al pianto per un gelato negato.
Diritto alla disperazione perché dopo 200 metri le gambe non reggono e ci si siede per terra, dove capita e si improvvisa un sit in di protesta.
Diritto di crollare dal sonno quando ti vorrebbero sveglio e poi diritto a non riuscire a dormire quando ti vorrebbero addormentato ma il cortisolo in circolo è troppo.
Diritto di voler risentire ancora la stessa storia, per cento e cento volte ancora perché il mondo fa meno paura quando è accompagnato da parole sicure e conosciute.
Diritto alla preoccupazione se la mamma parte perché ancora non so come funziona il mondo e una volta uscita da quello squarcio nella casa chissà se tornerà.
I bambini hanno il diritto di litigare per un pezzetto di carta che lui dice che è suo ma prima era mio.
Hanno il diritto di voler giocare ancora al parco e attaccarsi all’altalena perché così non mi portate via.
Hanno il diritto ad annoiarsi di fronte ai discorsi degli adulti e a sbadigliare come dei leoni stanchi stanchi e a dire che palle.
I bambini hanno il diritto di credere che sotto il letto c’è un mostro e per favore controlla ancora una volta.
Hanno il diritto d’esser riottosi dopo ore e ore di scuola e i compiti adesso non li voglio fare.
I bambini hanno il diritto di provarci sempre a spingere il limite perché ancora no, non ho capito come funziona e voglio verificare ancora, non ti sto provocando.
Hanno il diritto di chiedervi ancora una volta di mettergli le scarpe, perché sì che so fare ma era così bello quando lo facevi tu per me.
Hanno il diritto di urlare Cattivo! quando il mondo non sembra uno spazio ospitale per i loro sogni.
I bambini hanno il diritto alla nostalgia per la spensieratezza persa ogni giorno un po’ e a lottare per trattenerla come possono.
Hanno il diritto a non volere ancora responsabilità e a voler esser grandi solo quando lo dicono loro, per quello che gli fa comodo.
Hanno il diritto di piantare una storia infinita per un pezzo di pizza o un gioco che nessuno gli vuole prendere.
Hanno il diritto all’acerbo, al non sono ancora pronto, al dammi tempo, al torna tra dieci anni e forse sarò cambiato, ma mai come mi vuoi tu.
Gli adulti si dimenticano del valore dell’attesa e vogliono tutto e subito.
Gli dicono che bello che siete bambini, ma vedete di fare i grandi che il piccolo ci affatica.
Gli adulti dicono di volere i bambini ma poi si stufano presto e vorrebbero tornare alla loro vita di prima ma sta brutto dirlo e allora si vendicano un po’ su di loro scaricandogli un mitragliatore emotivo sul petto.
Gli adulti li concimano e gonfiano di ormoni culturali e psicologici, contenuti e valori imposti e poi si lamentano che non sono cresciuti bene e che di certo è la società che li ha tutti rovinati.
Gli adulti sbagliano ogni giorno ma se poi i bambini sbagliano li puniscono, dimenticando che la regola prima dell’apprendimento è l’accoglienza e celebrazione dell’errore e ciò che vale in educazione è la coerenza e la testimonianza.
I bambini ci insegnano l’attesa del pane che lievita, il tempo delle stagioni, la calma dei cicli lunari e la clemenza dell’impreparazione.
Prima di capirli i bambini bisogna sentirli e per sentirli occorre ricordarci com’era essere bambini, meravigliosamente immaturi e imperfetti, sospesi nell’eternità della speranza.
I bambini abitano il tempo della presenza vitale e sussurrano nelle orecchie degli adulti disposti ad ascoltare: Se davvero il maturo sei tu,
rallenta e mi troverai!
Iscriviti alla nostra newsletter