il vero atto rivoluzionario è ricominciare a scriversi le lettere a mano. (partecipa alLa marcia del sale scritto!!)

13 Gennaio, 2019

Ne avevo già parlato, ma l’argomento è così importante da meritare un doppio articolo.

Faccio outing, ho una dipendenza. Non fumo, non bevo, non gioco d’azzardo nè mi drogo.

Io, faccio bagni nella vasca, caldi, molto caldi. Hanno tutto un rituale, la stessa luce soffusa, 3 gocce di olio essenziale al bergamotto, una tazza di orzo fumante, un libro da leggere e per i giorni in cui non ho intenzione di uscire per le successive svariate decine di minuti, mensola di legno appoggiata sopra i bordi con quaderno per scrivere, penne di varie misure e colori, computer quando voglio esagerare.

Oggi stavo leggendo “Incontri con uomini straordinari” di Gurdjieff e mentre mi immergevo nel suo mondo incantevole fatto di viaggi ai limiti del conosciuto, spedizioni in Oriente, descrizioni di vite ormai lontane e nostalgiche, tempeste di sabbia e rimedi medici miracolosi, ad un certo punto sono sprofondata nei pensieri e riemersa nella realtà attuale.

Pensavo a questi uomini persi nel deserto che inviano messaggi senza sapere se nessuno li leggerà mai, e a noi che invece andiamo in ansia se dopo 2 ore che le spunte di whatsapp diventano blu non ci arriva una risposta.
Pensavo al loro modo di comunicare, di essere, di connettersi e al nostro.

E, come si dice da noi, “m’ha preso male”.

Un vero atto rivoluzionario oggi sarebbe quello di iniziare a scrivere a mano, sottraendosi alla logica spietata della velocità per la quale abbiamo sacrificato la nostra privacy, la segretezza dei nostri messaggi.

Dove finiscono realmente tutti i messaggi che scriviamo, le mail che inviamo, quelle che riceviamo?

Se verba volant scripta manent, le nostre scripta in mano di chi rimangono?

Siamo sicuri che non stiamo commettendo una leggerezza catastrofica?
Noi conosciamo la differenza tra comunicazione virtuale e cartacea, perchè ne abbiamo vissuto la trasformazione, ma i bambini che stiamo crescendo no, o perlomeno pochissimi di loro, i cui genitori si dedicano alla scrittura a mano.

Temo profondamente ciò che sta avvenendo e mi chiedo se davvero ci stiamo accorgendo della deriva umanitaria a cui stiamo giungendo, al senso di opprimente impotenza che ci stiamo accollando silenziosamente.

Oggi viene premiato chi sa utilizzare i social, gli influencer, quelli che riescono a trascinare più persone possibili nel mondo del controllo virtuale.

Sono vittime sacrificali, piene del loro ego, spesso troppo magre fuori e troppo tronfie del loro narcisismo dentro per accorgersi dello stupro a cui si stanno immolando.

Chi più vende se stesso, più guadagna.

Chi più invidia e tenta di emulare queste persone più vende se stesso, e così a seguire.

Dovremmo ribellarci con piccole mosse, piccole azioni.

Nel 1930 Gandhi per protestare contro la tassa sul sale, indì una manifestazione non violenta. Una marcia di 320 km per arrivare sino alle saline di Dandi, nello stato del Gujarat, per prendere una manciata di sale. Partirono in 79 ed arrivarono in migliaia. Lasciando per un momento da parte l’episodio storico e le sue ricadute politiche, il punto non è tanto quello di cosa i potenti fecero, ma della consapevolezza che i cittadini acquisirono.

Proviamo anche noi a fare una manifestazione, non possiamo marciare per 320 km verso le saline, non avrebbe senso, ma possiamo indire 320 giornate di corrispondenza. Attiviamo corrispondenze che ci ricordino che abbiamo il diritto alla privacy dei nostri pensieri e messaggi.

Attiviamo corrispondenze che ci ricordino che forse è più sicura la saliva che chiude una lettera che una password che apre una mail.

Attiviamo corrispondenze per far gioire i postini con le nostre lettere disegnate, personalizzate e strampalate.

Attiviamo 320 giorni di corrispondenze che insinuino in noi il dubbio del controllo, della visibilità, della corruzione, della privacy, della divinizzazione dell’immagine a discapito dell’intelletto.

Facciamoci vedere dai bambini scrivere, ritorniamo bambini anche noi e riniziamo a sentire i crampi ai muscoli della mano per le maratone di corsivo.

Invece di comprare gratta e vinci compriamo francobolli, che siamo certi di vincere sempre, porzioni di identità e dignità.

Le regole del gioco:

  • commentate questo articolo con l’indirizzo a cui volete vi venga spedita la lettera, con una vostra breve descrizione. Se temete stalker o maniaci alla porta mettete un indirizzo che considerate sicuro, tipo quello del lavoro, del parroco o della suocera…. Che poi se ci pensate diamo gli indirizzi ad amazon e affini come se fossero dei personaggi raccomandabili a cui affidare le nostre posizioni! senza parlare dei telefoni che hanno il gps e trasmettono sempre il punto in cui ci troviamo. Quando io ero piccola facevo corrispondenza e mi ricordo che pubblicavamo i nostri indirizzi su tutti i giornalini per farci scrivere e quella sembrava la normalità….
  • scegliete tra i corrispondenti quelli che vi ispirano di più e scrivete una lettera;
  • mettete un granello di sale dentro
  • scrivete sulla busta (oltre all’indirizzo ovviamente) LA MARCIA DEL SALE SCRITTO;
  • ora iniziate ad attendere con ansia la prima lettera, vi assicuro che proverete una gioia oltre le aspettative.

Diamo il via alle danze e otturiamo le cassette delle lettere di tutte le città!!!

ps: se siete indecisi se partecipare o meno, andate un attimo su pinterest, cercate “illustration mail” e godetevi dello spettacolo. Non vedrete l’ora di scrivere una lettera!!

pps: possono partecipare classi intere alla ricerca di altre classi.

ppps: e anche persone che vivono all’estero, pensate alla meraviglia dei francobolli e timbri in lingua, le buste sgualcite dal viaggio!

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