
Inside Out 2 spiegato al mio cane. Perché non è dalla parte dei bambini
09 Luglio, 2024
Sono andata a vedere Inside Out 2 e l’ho trovato ingiusto verso i bambini.
Appena sono tornata, giusto per mettere in fila due idee su quello che avevo appena visto e rimanere in tema con le svariate personalità che ci possiedono, ho imbastito un discorso con il mio cane.
Ecco più o meno quello che le ho detto.
Allora Camilla, noi umani siamo creature veramente semplici che per spiegarci tra noi come funzionano le emozioni dobbiamo fare disegnini e schemi perchè sennò andiamo in palla, mica come voi che vi date un’annusata alle chiappe, una ringhiata, una scondinzolata e capite tutto.
Manco un power point avete visto ed è tutto chiaro, per noi no.
Noi facciamo film per spiegare agli adulti come funzionano le emozioni dei loro figli, facendo finta che siano i primi a portare i piccoli per spiegar loro quello che invece hanno chiarissimo, come voi in fondo.
C’è questo film, Inside out che dovrebbe significare sottosopra, oppure al rovescio e il titolo è azzeccassimo in effetti, perchè la spiegazione di quello che avviene nella testa di un bambino viene fatta al rovescio compiendo per l’ennesima volta il perfetto triplo carpiato degli adulti per non assumersi nessuna responsabilità verso i bambini.
Questo tendenzialmente perchè siamo una società di persone che confondono il senso di colpa con la responsabilità.
Comunque, il film ruota attorno a Riley.
È una bambina che vive esperienze varie e per spiegarci come queste vengono gestite, lil film alterna scene fuori dalla sua testa, ad altre dentro, dove c’è una sorta di quartier generale abitato da 5 emozioni personificate in creature caricaturizzate e un po’ sclerate.
Gioia che è la figura più controversa del film (poi ci torneremo), Tristezza (Gioia la vorrebbe morta), Rabbia (che non regge la minima frustrazione), Paura (un piccolo essere smilzo e paranoico) e Disgusto (snob ed elegante che disprezza la maggior parte del mondo).
Fine, per gli sceneggiatori il grosso del mondo emotivo è qua.
Chiavi del film, oltre alle emozioni, sono il sistema di immagazzinamento dei ricordi e le isole della personalità, che cambiano durante gli anni, facendo venire costantemente crisi da separazione a Gioia, che invece di essere l’emozione più aperta finisce per essere dipinta come reazionaria, ingenua e spesso ottusa.
Il secondo film, quello che ho appena visto, si apre con le solite emozioni che giocano alla solita cabina di comando della vita di Riley, con la solita eccessivamente euforica Gioia che vuole tenere tutto sotto controllo.
Viene mostrata una novità nella percezione interiore della protagonista: Il senso di sé, rappresentato da una sorta di albero/fiore che affonda le radici in un laghetto dei ricordi accuratamente selezionati che le permettono di fare affermazioni su se stessa. Ricordi, ovviamente selezionati da Gioia.
Il senso di sé di Riley è formato da frasi come “sono una brava persona”, “sono un’amica generosa”, “sono gentile” e altre frasi simili che manca solo che dica “compilo il 730 dei miei genitori il primo giorno disponibile” e “rifaccio sempre il letto quando mi alzo” per farcela detestare subito.
In pratica Riley ha costruito un’immagine di sé patinata e un po’ stucchevole, con la solita Gioia che si compiace e gongola senza tregua, con i suoi piccoli disturbi ossessivi compulsivi.
Uno di questi, quello preferito di Gioia, è lanciare nell’inconscio i ricordi che a lei non piacciono.
Decide lei arbitrariamente senza mai confrontarsi, in pratica è una dittatrice con una paresi facciale. Sembra che sorrida invece ha un ghigno, quello di chi non vuole che nulla vada mai storto, che ha deciso che la vita è un trip felice e che tutti quelli che hanno qualcosa in contrario devono bruciare all’inferno.
A un certo punto si accende un allarme e arriva il colpo di scena del film, Riley è entrata nella pubertà.
Diventata adolescente nel suo cervello iniziano ad arrivare nuovi personaggi, nello specifico Ansia (che è comunque molto più tranquilla di Gioia, la vera ansiosa di tutta la storia), Imbarazzo che farà squadra con Tristezza, Invidia che è molto più sobria di Disgusto e Noia, una parigina dipendente dai social.
I nuovi personaggi, in particolare Ansia, cercano di far capire a Gioia che è ora di dare qualche strumento in più a questa ragazza per farla vivere nel mondo.
Gioia, da buona conservatrice, despota e malata di controllo ovviamente col cavolo che cede di un millimetro, per questo viene sbattuta lontano per mano di Ansia, che altro non è che l’alter ego di Gioia, è la sua evoluzione come nei Pokemon.
E qui, con Ansia al controllo, inizia la trasformazione del senso di sè della ragazza, tragedia ancor più immane per Gioia, che dopo aver lavorato 14 anni alla costruzione di un falso sé, non tollera che qualcuno vi metta mano, ma siccome Ansia viene da Gioia, anche questa ristrutturazione sarà un fiasco, portando Riley dritta verso un attacco di panico.
Come?
Siccome sente di aver perso le sue amiche, decide di voler far colpo su delle ragazze più grandi.
Inizia a trasformarsi per farsi vedere e accettare, entrando in uno stato sempre più agitato e inquieto che culminerà con una crisi durante la partita di hockey.
Qui secondo me arriva la chiave di tutto il film per chi se la fosse persa in tutti i numerosi passaggi in cui viene fatta passare sotto il naso degli spettatori più distratti.
Mentre ha le sue paranoie su quello che potrebbe accadere, Riley immagina i genitori e dice di aver paura di deluderli.
Tadan, hai capito Camilla cosa intendo dire?
BaU!
Lo sapevo che sei una cagnolina sveglia. Adesso lo ripeto anche io così lo spieghiamo a tutti.
Gioia che dovrebbe rappresentare il sentimento di gioia, appunto, di Riley, è lentamente diventata Compiacimento, ossia è felice quando rende felice qualcun altro.
Gioia non è la Gioia di Riley, ma la Gioia dei suoi genitori e degli altri adulti quando Riley fa qualcosa che a loro piace e per la quale la gratificano.
Insomma la solita brava bambina, sensibile e attenta (nel suo caso pure figlia unica con tutte le attenzioni addosso) che finisce per costruire un falso sé per rendere felici i genitori.
Gioia è la Gioia riflessa dei genitori.
Questo per la psiche è insostenibile a lungo andare e si trasforma pian piano in Ansia, quella provocata dalla paura di perdere l’amore, di perdere l’amicizia, di perdere l’approvazione, per l’inconscio (tanto odiato da Riley) di perdere la vita in ultima istanza.
L’ansia di morire come conseguenza estrema del mancato apprezzamento, l’attacco di panico per l’appunto.
Tutto questo non è quindi qualcosa che nasce con l’adolescenza, non è vero che da un giorno all’altro un adolescente si trasforma dal nulla, ma è vero che tutto quello che abbiamo fatto mangiare a nostro figlio come stimoli, emozioni, sensazioni a un certo punto diventa dominante e prende il controllo.
Riley non è altro che il prodotto dell’educazione dei suoi genitori.
Riley è l’ennesima vittima di una società della performance, dove i bambini devono essere bravi, belli e buoni come diceva mia nonna nata a cavallo tra le due guerre e ancora intatto come principio.
Questo poteva essere un film meraviglioso per spiegare come l’infanzia ti condiziona la vita, invece è diventato un modo per lavarcene le mani.
Centinaia di migliaia di persone, dopo averlo visto penseranno che le crisi dei loro figli adolescenti sono legate a quel dannato pulsante che inizia a suonare e non a loro e a quello che hanno fatto negli anni precedenti.
Centinaia di migliaia di adolescenti si ritroveranno davanti a genitori, che dopo aver visto un cartone, penseranno di aver capito come funziona la Psiche e ridurranno le manifestazioni dei loro figli a “Gli è venuta l’ansia, è un adolescente”.
Lo trovo ingiusto Camilla, sai?!
Ci sono diversi film ad esempio sugli animali, basti pensare a Pets, che mostrano in maniera chiara che a educazioni diverse corrispondono modi diversi di percepire la vita.
Lo abbiamo spiegato per comprendere cani, criceti e gatti, ma per i bambini ancora abbiamo bisogno di dire che no, non ci riguarda.
Sarà forse perchè gli sceneggiatori che lo hanno scritto lavorano 12 ore al giorno, non stanno mai con i figli e avevano bisogno di raccontarsi che sclerano perchè sono adolescenti?
Sarà che gli algoritmi hanno mostrato con chiarezza che quando si invitano gli adulti alla responsabilità diminuiscono i clienti?
Io Camilla nel dubbio lo dico, che se qualcuno ci legge e ascolta magari funziona, per il prossimo Inside Out, aggiungerei dei personaggi.
Io farei la vita di Riley a 30 anni, che cerca di rimettere assieme i cocci della sua vita, che dopo un paio di lauree, un Erasmus, il Cammino di Santiago, 3 relazioni fallite e un aborto volontario da elaborare, di fronte all’ennesima crisi di panico si trova davanti i suoi genitori e dentro le loro teste il personaggio Umiltà con la sua evoluzione Empatia, gli fa finalmente vedere, capire e sentire il dolore di quella figlia, la fatica che ha fatto e in un attimo è guarigione in tutti.
Aggiungerei la stanza dei ricordi infantili dove i genitori si possano rendere conto che hanno rifatto quello che hanno vissuto e il personaggio Empatia capace di riunirli e farli sentire e tornare alla prima volta che questi genitori e la loro figlia si sono incontrati, quando era solo amore senza richieste e ricompense.
Camilla, secondo te ce la faremo noi umani?
Bau Bau.
Speriamo.
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