
Un bambino non è un accessorio di tendenza: sono i genitori a doversi adattare alla nuova vita e non piegare i figli alla loro
01 Marzo, 2019
01 Marzo, 2019
illustrazione: Manon de Jong
Avete notato anche voi quanto vanno di moda i bulldog francesi?
Ho incontrato una coppia che mi ha raccontato quanto desideravano averne uno, il lungo percorso che li ha portati a scegliere il giusto allevatore, l’attesa che nascessero i cuccioli e fossero svezzati e finalmente l’adozione. Poi da quel momento, il racconto è una tragedia infinita. Il cane bisognoso di attenzioni e cure costanti, incidenti alle zampe, problemi gastrointestinali, paura crescente nei padroni e pensiero fisso “ma come c’ho pensato a prenderlo che non campo più adesso?”.
Chiarisco immediatamente che questo non è un articolo sui bulldog francesi, non mi interessano questioni cinofile (al momento) ma mi interessa la curiosa similitudine che questa situazione mi sembra avere con la nascita di un bambino.
Quando nasce un bambino la prima grande trasformazione che la famiglia vive è il passaggio dall’essere coppia all’essere genitori, passaggio che viene agevolato dall’aver già seguito un percorso personale di emancipazione dalla propria famiglia di origine.
Non si diventa genitori se prima non si è adulti e non si diventa adulti se non si smette di essere figli, ovvio, si parla di ruoli e non di biologia.
Se non è chiaro il motivo per cui si desidera un figlio, se non è completamente cosciente il perchè si vuole cambiare drasticamente la propria esistenza (perchè questo avverrà) il rischio è che l’inconsapevolezza e fragilità genitoriale verranno messe a fianco del bambino nella sua culla, come i doni che le fatine fanno ad Aurora.
Deve essere chiaro a chiunque decide di mettere un figlio al mondo, che è l’adulto che deve adattare la propria vita al nascituro e non viceversa.
Questo non significa sacrificare la propria esistenza e finire con l’essere riprodotto in qualche scultura dedicata ai martiri della famiglia, significa piuttosto mettere in atto una sana accettazione che le situazioni cambiano, che una famiglia è una comunità di individui ognuno con i propri bisogni ed in certi momenti i bisogni di qualcuno posso avere una priorità su quelli degli altri. Come nel caso di una malattia, o appunto di una nuova vita che si affaccia.
Gli errori più comuni che vedo messi in atto sono:
Insomma, cari genitori, crescere un figlio è davvero un compito stupendo, simile ad un’escursione in montagna. Ci sono salite ripidissime che preferiresti scavarti la fossa con un legnetto piuttosto che affrontarle, panorami mozzafiato, profumi di sottobosco magici, discese facilissime, pause rigeneranti, stanchezza felice e soddisfazione profonda.
Ricordatevi solo una cosa, che un palazzo senza fondamenta non si regge, che una torre se poggia sui cracker ad un certo punto viene giù, che se una corda non è ben legata alla sommità si stacca e cade, che la vita va protetta e i protettori siamo noi, non ce ne sono altri.
E’ vero vi sentirete soli, disperati, spaventati.
Vi chiederete anche voi come la coppia del bulldog : “ma come c’ho pensato a prenderlo che non campo più adesso?”.
Ma non fate l’errore di cercare di fuggire da tutto ciò, non perdete l’occasione d’oro di crescere assieme ai vostri figli.
Ricordate, quello che state vivendo non è un momento di fragilità, ma la scoperta di un nuovo disarmante, affascinante, sconvolgente, incantevole mondo.
Quando il treno parte fa paura è vero, ma non scendete per paura e se siete in difficoltà rivolgetevi a figure professionali in grado di aiutarvi a riflettere sulle cause piuttosto che ricevere consigli sulle pratiche.
Siete vivi, siete pieni di vita, avete di fronte a voi la vita nella sua forma più potente, questo è ciò a cui dovete aggrapparvi.
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